tratto dal libro
(...) Da Albera partiva la diligenza, trainata da quattro cavalli, e raggiungeva
                                    Serravalle effettuando una sosta a Persi per il cambio dei cavalli, ormai
                                    stanchi. Il tratto da Cabella ad Albera avveniva su di un baroccio tirato
                                    da due cavalli, percorrendo una strada tracciata sul greto del Borbera.
                                    
Nel 1922, qualcosa cambiò veramente per Cabella e tutta la vallata. Ebbe
                                    inizio un regolare servizio di corriera. La prima corriera? Una BL 18 della
                                    FIAT, a venti posti. Il primo autista? Mario Vignati, milanese. Con due
                                    partenze al giorno, una alle cinque del mattino e l’altra alle quattordici
                                    del pomeriggio, la corriera raggiungeva la stazione ferroviaria di Serravalle,
                                    sbrigando anche il servizio postale. Tanto all’andata quanto al ritorno,
                                    faceva sosta ad ogni Ufficio Postale: all’andata ritirava la posta da spedire
                                    e al ritorno depositava quella da distribuire nei paesi. Il servizio postale
                                    è continuato fino al 1978.
                                    
                                    
                                
 
                                    1922, la prima corriera BL 18 con il primo autista, Mario Vignati.
In estate i bambini aspettavano a frotte, sul ponte della Liassa, la regolare
                                    fermata della corriera e ne approfittavano per salirvi e scendere poi davanti
                                    al garage, compiendo un breve viaggio attraverso la piazza. Ne erano felicissimi.
                                    Come ci si accontentava di poco!
                                    
In seguito il servizio si estese anche alla stazione di Arquata e le corriere
                                    aumentarono via via di numero e di qualità: più grandi, più comode, più
                                    veloci e meno rumorose. Da ricordare la SPA, le Ceirano e, come vetture
                                    che servivano specialmente per il trasporto degli ammalati, la 502, la
                                    507 e la Balilla a tre marce, tutte della FIAT.
                                    
                                    
                                
 
                                    Anni '40: il parco macchine dalle Autolinee ValBorbera schierato davanti al "garage".
Promotore dell’autolinea “Valle Borbera”, che serve da settantasei anni
                                    con impegno la valle, è stato Daniele Tambutto, mio padre, inizialmente
                                    con alcuni soci, poi da solo, contro tutte le difficoltà che gli sorgevano
                                    intorno e che riuscì sempre a superare grazie al suo eccezionale temperamento
                                    di grande equilibrio. Quell’equilibrio, alimentato dalla Fede, che non
                                    gli venne mai meno, neppure durante la guerra, quando...
                                    
Era passato da poco l'infausto 8 Settembre 1943: l’Italia era nel caos,
                                    la dominazione tedesca si faceva ogni giorno più arrogante. In un bel pomeriggio
                                    di sole, si fermò davanti al garage una camionetta militare dalla quale
                                    scesero due ufficiali tedeschi. Col cuore in gola, apersi loro la porta;
                                    mio fratello Giovanni era militare e potevano recare qualche notizia funesta!
                                    Uno di loro parlava francese. Non dimenticherò mai le sue parole, scandite
                                    lentamente perché non me ne sfuggisse nemmeno una: «Nous avons besoin deux
                                    autobus» ed intanto mi mostrò il decreto di requisizione che portava i
                                    dati dei due autobus migliori perché di recente acquisto: i due Mediolanum
                                    della casa Bianchi. Poi proseguì: «Demain matin a six heures, sur la Place
                                    de la Gare - Alessandria», con due autisti che avrebbero seguito le sorti
                                    dei due autobus; non poteva dire di più.
                                    
Il decreto, naturalmente, conteneva le penalità a cui mio padre sarebbe
                                    andato incontro in caso di inadempienza. «Vous avez compris?», ripeté più
                                    volte. Poi richiesero una firma e ripartirono. Credo non ci voglia molta
                                    immaginazione per capire in quale stato d’animo ci lasciò quella visita
                                    anche se, tutto sommato, c’era ancora da ringraziare: non si trattava di
                                    mio fratello!
                                    
Passato lo sbigottimento, si riunirono gli autisti per decidere chi sarebbe
                                    partito. Non c'era davvero tempo da perdere! Giuseppe Sartirana era il
                                    più anziano, cinquantacinque anni, ma viste le circostanze offrì tutta
                                    la sua collaborazione e si mise a completa disposizione insieme a Paolo
                                    Burrone, che lasciava a casa moglie e due figlie piccole. Giuseppe era
                                    stato combattente durante la Prima Guerra Mondiale, quindi collaudato...
                                    
Partirono impassibili, come per un normale servizio di linea.
                                    
Questi due meravigliosi autisti furono dopo poco tempo sostituiti, presso
                                    i tedeschi, da Vittorio Sartirana e Fiorindo Borghello, che avendo lasciato
                                    l’esercito dopo l’8 settembre, avrebbero comunque dovuto essere in servizio
                                    militare.
                                    
I due autobus facevano la spola per il trasporto dei militari tedeschi
                                    da Noceto (PR) o da Vigevano (PV), fino a Cassino dove si era stabilito
                                    il fronte di guerra. Viaggiavano di notte, in colonna e a fari spenti,
                                    ma venivano spesso intercettati dagli aerei inglesi che li mitragliavano
                                    dopo aver lanciato i “bengala” per illuminare la strada a giorno. Quando
                                    accadeva questo, sia gli autisti che i soldati si rifugiavano nei fossati
                                    al margine della strada. Non solo: durante il lungo percorso venivano spesso
                                    attaccati dalle formazioni partigiane.
                                    
                                    
                                
 
                                    Fine anni '40: al centro Giovanni Tambutto (19XX - 2010).
Nella primavera del 1945, mentre la guerra volgeva al termine, Fiorindo,
                                    fu ferito ad un braccio da una sparatoria partigiana e venne ricoverato
                                    all’ospedale di Parma in fin di vita, non tanto per la gravità della ferita,
                                    quanto per il molto sangue che aveva perduto.Infatti un cappellano, viste
                                    le sue condizioni, ritenne opportuno impartirgli l’olio santo, o l’estrema
                                    unzione, il sacramento dei moribondi. Fiorindo non rivide più il suo pullman
                                    perché quando fu dimesso dall’ospedale i Tedeschi erano già in fuga verso
                                    il Brennero e non lo ritrovammo mai. Anche Vittorio riuscì a raggiungere
                                    Cabella sano e salvo; l’autobus che lui guidava fu ritrovato a Milano e
                                    toccò a Fiorindo, che conosceva bene la città, andare a riprenderlo insieme
                                    a mio fratello. Il mezzo tornò a casa e riprese servizio sulla linea, senza
                                    cambiare la verniciatura mimetica. Giuseppe riprese a guidarla con gioia
                                    e la corriera mimetizzata, guidata sempre e solo da Giuseppe, fu chiamata
                                    “Giuseppina”. Con la Giuseppina e le vecchie Ceirano che il meccanico Paolo
                                    Burrone sapeva mantenere efficienti, si riprese il lavoro. Mio padre non
                                    era più solo: mio fratello era al suo fianco. I quattro autisti, che con
                                    i due autobus requisiti avevano preso parte alla guerra rimasero presso
                                    la ditta Tambutto fino al pensionamento. Soltanto Fiorindo è ancora in
                                    vita ed ha raggiunto la rispettabile età di novanta anni, ma ricorda ancora
                                    con chiarezza le vicende vissute al servizio dei Tedeschi.
                                    
                                    
                                
 
                                    Fine anni '40: partenza a pieno carico dalla stazione di Arquata Scrivia.
Il servizio di linea si estese a Novi e per un certo periodo anche ad
                                    Alessandria, Tortona e Genova. Oltre ai pullman di linea entrarono in servizio
                                    i pullman “gran turismo” per soddisfare il desiderio di viaggiare che si
                                    era risvegliato nel dopoguerra.
                                    
A Novi l’industria dell’acciaio “Italsider” diede lavoro a molti operai
                                    della valle e fu istituito per loro un servizio apposito. Si riaccese nelle
                                    famiglie l’amore per l’istruzione ed aumentarono gli studenti diretti alle
                                    scuole di Novi, che offrivano ed offrono tuttora, molte possibilità di
                                    scelta; anche per gli studenti si istituirono servizi appropriati.
                                    
Bisogna tenere in considerazione che le auto private sono aumentate a
                                    dismisura perché offrono maggior comodità, ma le corriere azzurre percorrono
                                    sempre la valle a servizio dei pochi che non hanno l’auto o non guidano
                                    più, sempre precise nell’orario e guidate da bravi autisti, capaci e consapevoli
                                    delle loro responsabilità. Gli anni sono passati e vicino a mio fratello
                                    c’è il figlio Daniele che, a parere mio e di molti, porta con il nome anche
                                    le buone qualità del nonno."
                                    
                                    
                                
                            
                            
tratto dal libro
                                
                                    "Tra storia e ricordi gli ultimi 100 anni di Cabella (1898-1998)" 
                                
di Carlo Bronzini e Piera Tambutto Masulli.