Il servizio pubblico passeggeri in ValBorbera


tratto dal libro

"Tra storia e ricordi gli ultimi 100 anni di Cabella (1898-1998)"

di Carlo Bronzini e Piera Tambutto Masulli.



(...) Da Albera partiva la diligenza, trainata da quattro cavalli, e raggiungeva Serravalle effettuando una sosta a Persi per il cambio dei cavalli, ormai stanchi. Il tratto da Cabella ad Albera avveniva su di un baroccio tirato da due cavalli, percorrendo una strada tracciata sul greto del Borbera.
Nel 1922, qualcosa cambiò veramente per Cabella e tutta la vallata. Ebbe inizio un regolare servizio di corriera. La prima corriera? Una BL 18 della FIAT, a venti posti. Il primo autista? Mario Vignati, milanese. Con due partenze al giorno, una alle cinque del mattino e l’altra alle quattordici del pomeriggio, la corriera raggiungeva la stazione ferroviaria di Serravalle, sbrigando anche il servizio postale. Tanto all’andata quanto al ritorno, faceva sosta ad ogni Ufficio Postale: all’andata ritirava la posta da spedire e al ritorno depositava quella da distribuire nei paesi. Il servizio postale è continuato fino al 1978.

1922, la prima corriera BL 18 con il primo autista, Mario Vignati.

In estate i bambini aspettavano a frotte, sul ponte della Liassa, la regolare fermata della corriera e ne approfittavano per salirvi e scendere poi davanti al garage, compiendo un breve viaggio attraverso la piazza. Ne erano felicissimi. Come ci si accontentava di poco!
In seguito il servizio si estese anche alla stazione di Arquata e le corriere aumentarono via via di numero e di qualità: più grandi, più comode, più veloci e meno rumorose. Da ricordare la SPA, le Ceirano e, come vetture che servivano specialmente per il trasporto degli ammalati, la 502, la 507 e la Balilla a tre marce, tutte della FIAT.

Anni '40: il parco macchine dalle Autolinee ValBorbera schierato davanti al "garage".

Promotore dell’autolinea “Valle Borbera”, che serve da settantasei anni con impegno la valle, è stato Daniele Tambutto, mio padre, inizialmente con alcuni soci, poi da solo, contro tutte le difficoltà che gli sorgevano intorno e che riuscì sempre a superare grazie al suo eccezionale temperamento di grande equilibrio. Quell’equilibrio, alimentato dalla Fede, che non gli venne mai meno, neppure durante la guerra, quando...
Era passato da poco l'infausto 8 Settembre 1943: l’Italia era nel caos, la dominazione tedesca si faceva ogni giorno più arrogante. In un bel pomeriggio di sole, si fermò davanti al garage una camionetta militare dalla quale scesero due ufficiali tedeschi. Col cuore in gola, apersi loro la porta; mio fratello Giovanni era militare e potevano recare qualche notizia funesta! Uno di loro parlava francese. Non dimenticherò mai le sue parole, scandite lentamente perché non me ne sfuggisse nemmeno una: «Nous avons besoin deux autobus» ed intanto mi mostrò il decreto di requisizione che portava i dati dei due autobus migliori perché di recente acquisto: i due Mediolanum della casa Bianchi. Poi proseguì: «Demain matin a six heures, sur la Place de la Gare - Alessandria», con due autisti che avrebbero seguito le sorti dei due autobus; non poteva dire di più.
Il decreto, naturalmente, conteneva le penalità a cui mio padre sarebbe andato incontro in caso di inadempienza. «Vous avez compris?», ripeté più volte. Poi richiesero una firma e ripartirono. Credo non ci voglia molta immaginazione per capire in quale stato d’animo ci lasciò quella visita anche se, tutto sommato, c’era ancora da ringraziare: non si trattava di mio fratello!
Passato lo sbigottimento, si riunirono gli autisti per decidere chi sarebbe partito. Non c'era davvero tempo da perdere! Giuseppe Sartirana era il più anziano, cinquantacinque anni, ma viste le circostanze offrì tutta la sua collaborazione e si mise a completa disposizione insieme a Paolo Burrone, che lasciava a casa moglie e due figlie piccole. Giuseppe era stato combattente durante la Prima Guerra Mondiale, quindi collaudato...
Partirono impassibili, come per un normale servizio di linea.
Questi due meravigliosi autisti furono dopo poco tempo sostituiti, presso i tedeschi, da Vittorio Sartirana e Fiorindo Borghello, che avendo lasciato l’esercito dopo l’8 settembre, avrebbero comunque dovuto essere in servizio militare.
I due autobus facevano la spola per il trasporto dei militari tedeschi da Noceto (PR) o da Vigevano (PV), fino a Cassino dove si era stabilito il fronte di guerra. Viaggiavano di notte, in colonna e a fari spenti, ma venivano spesso intercettati dagli aerei inglesi che li mitragliavano dopo aver lanciato i “bengala” per illuminare la strada a giorno. Quando accadeva questo, sia gli autisti che i soldati si rifugiavano nei fossati al margine della strada. Non solo: durante il lungo percorso venivano spesso attaccati dalle formazioni partigiane.

Fine anni '40: al centro Giovanni Tambutto (19XX - 2010).

Nella primavera del 1945, mentre la guerra volgeva al termine, Fiorindo, fu ferito ad un braccio da una sparatoria partigiana e venne ricoverato all’ospedale di Parma in fin di vita, non tanto per la gravità della ferita, quanto per il molto sangue che aveva perduto.Infatti un cappellano, viste le sue condizioni, ritenne opportuno impartirgli l’olio santo, o l’estrema unzione, il sacramento dei moribondi. Fiorindo non rivide più il suo pullman perché quando fu dimesso dall’ospedale i Tedeschi erano già in fuga verso il Brennero e non lo ritrovammo mai. Anche Vittorio riuscì a raggiungere Cabella sano e salvo; l’autobus che lui guidava fu ritrovato a Milano e toccò a Fiorindo, che conosceva bene la città, andare a riprenderlo insieme a mio fratello. Il mezzo tornò a casa e riprese servizio sulla linea, senza cambiare la verniciatura mimetica. Giuseppe riprese a guidarla con gioia e la corriera mimetizzata, guidata sempre e solo da Giuseppe, fu chiamata “Giuseppina”. Con la Giuseppina e le vecchie Ceirano che il meccanico Paolo Burrone sapeva mantenere efficienti, si riprese il lavoro. Mio padre non era più solo: mio fratello era al suo fianco. I quattro autisti, che con i due autobus requisiti avevano preso parte alla guerra rimasero presso la ditta Tambutto fino al pensionamento. Soltanto Fiorindo è ancora in vita ed ha raggiunto la rispettabile età di novanta anni, ma ricorda ancora con chiarezza le vicende vissute al servizio dei Tedeschi.

Fine anni '40: partenza a pieno carico dalla stazione di Arquata Scrivia.

Il servizio di linea si estese a Novi e per un certo periodo anche ad Alessandria, Tortona e Genova. Oltre ai pullman di linea entrarono in servizio i pullman “gran turismo” per soddisfare il desiderio di viaggiare che si era risvegliato nel dopoguerra.
A Novi l’industria dell’acciaio “Italsider” diede lavoro a molti operai della valle e fu istituito per loro un servizio apposito. Si riaccese nelle famiglie l’amore per l’istruzione ed aumentarono gli studenti diretti alle scuole di Novi, che offrivano ed offrono tuttora, molte possibilità di scelta; anche per gli studenti si istituirono servizi appropriati.
Bisogna tenere in considerazione che le auto private sono aumentate a dismisura perché offrono maggior comodità, ma le corriere azzurre percorrono sempre la valle a servizio dei pochi che non hanno l’auto o non guidano più, sempre precise nell’orario e guidate da bravi autisti, capaci e consapevoli delle loro responsabilità. Gli anni sono passati e vicino a mio fratello c’è il figlio Daniele che, a parere mio e di molti, porta con il nome anche le buone qualità del nonno."

Libro storia cabella



tratto dal libro "Tra storia e ricordi gli ultimi 100 anni di Cabella (1898-1998)" 
di Carlo Bronzini e Piera Tambutto Masulli.